Tutto il fascino del club
Crescono gli investimenti condotti da gruppo familiari, soprattutto imprenditori che amano diversificare sulle PMI, mettendo a disposizione non solo capitali ma anche know-how
Crescono gli investimenti condotti da gruppo familiari, soprattutto imprenditori che amano diversificare sulle PMI, mettendo a disposizione non solo capitali ma anche know-how
“Gli investimenti di private capital in club deal piacciono sempre di più. Sarà che i mercati finanziari tradizionali sono troppo ballerini e poco remunerativi, sarà che gli investimenti in private capital attraverso i classici fondi richiedono ancora ticket di investimento troppo elevati per singoli investitori privati, anche se abbienti, o sarà perché gli imprenditori trovano interessante e divertente destinare una piccola parte del loro patrimonio in investimenti diretti in start up o PMI, che possono anche vederli coinvolti in maniera personale grazie al loro know-how di settore.
Fatto sta che nell’ultimo paio d’anni chi ha deciso di proporre in maniera organizzata delle opportunità di investimento a gruppi di investitori privati ha trovato terreno sempre più fertile.
BeBeez ha mappato i principali operatori attivi su questo mercato, senza pretesa di essere esaustivi, perché si tratta di un mondo che spesso si muove sottotraccia e che emerge solo quando gli organizzatori dei club deal decidono di farlo in maniera ricorrente.
La classica struttura è quella che vede i promotori dei club deal agire con un proprio veicolo di investimento, che via via propone le diverse opportunità ai potenziali investitori, che possono essere ogni volta diversi a seconda del target. Una volta trovato l’accordo, il club deal costituisce un SPV e investe. Questa struttura poi può evolvere e i promotori, invece di andare a cercare ogni volta un gruppo di investitori ai quali proporre l’investimento, costituiscono un veicolo di investimento al cui capitale partecipano direttamente gli investitori, che si assicurano così un’opzione di coinvestimento con lo stesso veicolo nel momento in cui troveranno una proposta interessante.
L’ultimo veicolo di questo tipo nato in ordine di tempo è Cherry Bay Capital Investment Club, un’iniziativa della piattaforma monegasca Cherry Bay Capital Group già affiancava famiglie industriali e imprenditori con un modello integrato di multifamily office, tra wealth advisory e investimenti di private capital attraverso l’organizzazione di club deal. Sinora però Cbc organizzava i singoli investimenti in PMI italiane attraverso la costruzione di singoli SPV ai quali partecipavano i suoi clienti, mentre il nuovo corso vede ora la costituzione appunto del nuovo veicolo di investimento al cui capitale partecipano primarie famiglie industriali. I soci potranno poi di volta in volta decidere se partecipare in coinvestimento con Cherry Bay agli investimenti proposti, ma dall’altra parte le regole di ingaggio per ciascun deal saranno sempre le stesse e vengono condivise al momento della sottoscrizione dell’aumento di capitale. L’obiettivo finale di Mattia Rossi e Luca Morandi, alla guida di Cherry Bay Capital Investment Club, è portare a bordo una ventina di famiglie con un capitale del veicolo di 5 milioni e raccogliere impegni di investimento complessivi per un totale di 100 milioni di euro da investire un 3-5 anni.
Il pioniere dei club deal in Italia è comunque stato Gianni Tamburi con la sua Tip, quotata a Piazza Affari, e che è arrivato poi a strutturare questa attività con il lancio della subholding Asset Italia, costituita nel 2016 con l’adesione, oltre che di Tip, di circa 30 family office, per una dotazione complessiva di capitali di 550 milioni euro. Si tratta di una holding di partecipazioni che consente ai propri soci di valutare di volta in volta le singole opportunità di investimento, offrendo la possibilità di ricevere azioni correlate all’operazione. Ma la novità più recente per Tip sul fronte club deal è stata annunciata a febbraio, in occasione dell’acquisto in aumento di capitale del 10% di Lio Factory, capogruppo di una piattaforma paneuropea di investimenti alternativi guidati da un approccio data driven, grazie all’ausilio di algoritmi proprietari e con l’uso dell’intelligenza artificiale, fondata da Francesco Marini e Riccardo Sabatini. Lio Factory investe con un approccio single name e deal-by-deal e l’operatività è realizzata tramite SPV. Le operazioni in club deal prevedono coinvestitori di Tip, che potrà investire con equity ticket non superiore, per ogni deal, ai 30 milioni.
In alcuni casi, come appunto questo di Lio Factory, i promotori di club deal riescono ad affiancarsi a investitori istituzionali su base continuativa, dando luogo a partnership. Per esempio, Orienta Capital Partners, i cui soci sono Augusto Balestra, Giancarlo Galeone, Mario Gardini, Sergio Serra e Lorenzo Isabella e che spesso investe accanto al fondo francese Indigo Capital, partecipato da Alantra. Ma non è ancora tutto.
C’è un altro trend emergente che può essere ricondotto ai club deal: i search fund, veicoli di investimento costituiti allo scopo di acquisire, gestire e sviluppare un’unica società target. Il promotore del search fund sarà anche colui che gestirà e svilupperà l’azienda a tempo pieno. Nella pratica, in prima battuta il searcher si assicura una dotazione patrimoniale minima per finanziare la ricerca del giusto target, dopodiché sottopone agli investitori l’opportunità di investimento e raccoglie i capitali necessari all’acquisizione, che sarà condotta un SPV.”
Autore: Stefania Peveraro